L’evoluzione in senso smart delle città è oggi identificato come fattore essenziale per rispondere al sovraffollamento globale, ai cambiamenti climatici e alla scarsità di risorse idriche ed energetiche.
Secondo il rapporto annuale delle Nazioni Unite, nel 2050 la popolazione mondiale subirà un aumento esponenziale, raggiungendo livelli massimi per poi cominciare a decrescere.
In quell’anno, il 70% della popolazione mondiale si sarà praticamente trasferita nelle grandi città, dovendo affrontare tutte le problematiche derivanti dall’elevata urbanizzazione.
La città 4.0 non è solo digital, ma anche inclusiva, sostenibile e sicura.
Secondo l’Osservatorio Nazionale Smart City dell’ANCI, il processo di realizzazione di una smart city avviene attraverso una vision strategica, pianificata, organica e legata alla capacità di leggere e sfruttare le potenzialità dei territori da parte di una governance che pensi al futuro con un approccio integrato.
Il percorso di innovazione spazia dall’edilizia alla mobilità, dalle energie rinnovabili all’economia circolare e allo sviluppo sostenibile, generando città ad alta vivibilità e a misura di cittadino. Questo non può prescindere dal coinvolgimento degli stakeholder intesi come pubblica amministrazione, imprese e cittadini che devono agire sinergicamente.
Cagliari, dove già diverse realtà internazionali hanno investito in soluzioni tecnologiche negli ultimi anni, sarà in prima linea nello sviluppo delle smart and safe city, diventando un laboratorio innovativo a livello europeo e puntando su una piattaforma informatica in grado di raccogliere tutti i differenti dati provenienti in tempo reale dal suo territorio urbano.
Ciò sarà possibile grazie all’accordo sottoscritto tra CRS4 e Huawei che sigla la creazione del laboratorio Joint Innovation Center con sede nel Parco Scientifico e Tecnologico della Sardegna, a Pula, dedicato a progetti di ricerca sulle Smart & Safe City, in linea con gli obiettivi previsti da Horizon 2020, dal Framework Programme for Research and Innovation dell’Unione Europea e dal programma di sviluppo regionale della Regione Autonoma della Sardegna Smart Specialization Strategy (S3).
Ne abbiamo parlato con Lidia Leoni, Direttrice del settore Strategic Partnerships del CRS4, Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna, per capire quali siano le migliori soluzioni tecnologiche per la creazione di smart and safe cities.
Quali sono i principali ambiti di ricerca su smart and safe city di cui vi occupate?
L’obiettivo del progetto è la realizzazione di un’infrastruttura sperimentale con cui vengono sviluppate nuove tecnologie per la connettività diffusa su scala metropolitana, funzionale allo sviluppo di modelli matematici volti a risolvere problematiche legate alle smart city, la sperimentazione di sensoristica diffusa per l’acquisizione di grandi moli di dati che saranno gestiti attraverso lo sviluppo di architetture per OpenData e Bigdata, la sperimentazione di sistemi per la sicurezza nelle city (safe City) e lo studio dei sistemi e-LTE e 5G di nuova generazione.
Questo progetto di ricerca, sviluppo e innovazione si colloca in un contesto più ampio che mira a fare della Sardegna una delle regioni più preminenti nello sviluppo ed applicazione di tecnologie innovative per le smart city.
All’interno del progetto è stata creata una piattaforma abilitante che permette lo svolgimento di progetti di ricerca Smart & Safe City che, una volta adottati, potranno migliorare della qualità di vita dei cittadini e, nel frattempo, consentono alle aziende di migliorare il loro know-how e la loro competitività nel mercato.
Ci puoi dire quali sono secondo te i fattori indispensabili per lo sviluppo di una smart city?
I fattori indispensabili sono principalmente la definizione di una strategia di pianificazione urbanistica tesa ad ottimizzare e innovare i servizi della città, la condivisione degli obiettivi con i diversi attori della città (politica, cittadini, imprese, stakeholder), l’adozione di una serie di tecnologie atte a migliorare e semplificare la vita ai cittadini, la raccolta dei dati e la loro gestione.
La popolazione urbana globale dovrebbe raggiungere quasi 60% della popolazione totale nel 2020. Si prevede che i governi locali gestiscano questa crescita con aumenti di bilancio limitati, mettendo a dura prova la gestione della città e le operazioni municipali. Allo stesso tempo, i sistemi per la gestione urbana efficiente e sostenibile sono in costante sviluppo. Il concetto di Città intelligenti (Smart City) è sempre di maggiore interesse tra i responsabili pubblici, dirigenti aziendali, imprenditori e accademici
Oggi le città affrontano sfide crescenti quando si tratta di fornire servizi pubblici utilizzando tecnologie innovative.
Nella maggior parte delle città, le informazioni di routine e critiche sono spesso distribuite in reparti e sistemi funzionali diversi, per questo motivo i gestori urbani non sono in grado di avere una visione chiara delle situazioni e questo rende difficoltoso prendere decisioni tempestive ed efficaci.
Le città di oggi richiedono una visione olistica di tutte le informazioni disponibili, per questo motivo al Joint innovation center è stato sviluppato un sistema, chiamato IOC (intelligent Operation Center), che consente di contenerle e visualizzarle in modo centralizzato, migliorando le operazioni della città e dei servizi pubblici per diventare più efficienti.
L’intelligent Operation Center (IOC) può essere considerato come la cabina di regia delle città e permette di far convergere tutti i dati provenienti da fonti diverse, tra cui per esempio: dati governativi, dati societari, dati dei cittadini, dati dei sensori IoT e dati Internet.
L’IOC integra tutti i dati per formare vari tipi di libreria a tema, biblioteca di eventi, OpenData, dati di vario tipo, che possono essere sfruttati per creare valore sostenibile per la città.
Puoi farci un esempio di soluzioni progettate dal Jic utilizzate nel territorio nazionale?
Attualmente ci sono diversi sistemi sviluppati in collaborazione con Huawei presenti nel mercato. In particolare, stiamo lavorando su un sistema di safe city (riconoscimento facciale e comportamentale, crowd detection) e alcune applicazioni per la gestione della sicurezza dei porti.
In passato, uno dei sistemi sviluppato al JIC è stato usato nel cratere emergenziale della tragedia di Rigopiano per la ricerca dei dispersi.
Da allora, il Jic collabora strettamente con il corpo nazionale dei Vigili del Fuoco ed è chiamato a partecipare alle esercitazioni a livello nazionale e alle emergenze dove è necessario creare una rete di connessione tra tutto il personale impiegato, i mezzi e il comando centrale.
Quali altre opportunità potrebbero nascere invece a livello regionale nel futuro grazie al progetto?
Le opportunità potrebbero essere diverse, a partire dall’acquisizione del know-how presente nel JIC sino allo sviluppo di applicazioni che funzionano sul 5G.
In questo momento stiamo lavorando ad uno statuto con le regole che consentano l’accesso alle start-up e alle imprese, verranno definite diverse modalità di accesso alla piattaforma che consentiranno alle aziende di testare e sviluppare delle applicazioni sulla piattaforma del JIC.